Ecco cosa sapere sulla terapia ortesica
Giuseppe Disogra
Ortopedico

Succede spesso che, le terapie mediche e fisioterapiche si scontrano con i propri limiti, sopratutto nel trattamento delle lesioni da sforzo più frequenti, come traumi da supinazione recidivanti, achillodinia, sindromi da stress tibiale mediale/laterale, algie femoro-patellari, tendinite dell'inserzione nella regione del bacino (indicata molte volte come tendinopatia inserzionale degli adduttori) o la sindrome deltratto ileo tibiale.
Trattare disfunzioni e disequilibri muscolo-scheletrici è spesso un compito difficile, sopratutto quando si ha che fare con pazienti-atleti, i cui fastidi o infortuni sono il più delle volte nascoste nel sistema corpo e aggiungo lo sono anche per aspetti , molte volte , psicologici.
Il concetto terapeuticodeve tenere conto della sinergia muscolare, dei nessi causali fra sforzo e disfunzione, contemplare la misurazione e l'analisi delle diverse fasi di carico e sforzzo nelle condizioni tipiche della disciplina sportiva del caso.
Di conseguenza, la terapia dovrebbe considerare anche e sopratutto, elementi propiocettivi/sensomotori che, sono una componenete essenziale dei trattamenti fisioterapici.
L'integrazione di questi elementi nel trattamento con i plantari è, quindi, una conseguenza logica. Le esperienze fatte negli ultimi anni applicando questi principiad un numero significativo di atleti, dimostra che si tratta non solo di un metodo praticabile, ma di un approccio a cui non si deve rinunciare.
Ogni atleta si aspetta, a pieno diritto, la miglior assistenza possibile e su misura per il proprio caso al fine di ottenere il massimo dalla propria performance.